Biodeo Soft – Iris, Bardana, Calendula La Saponaria
22 Ottobre 2022PERCEVAL FICO D’INDIA Vegetal progress
22 Ottobre 2022Nome botanico: Dioscorea villosa
Famiglia: Dioscoraceae
La radice di questa pianta, oltre a effetti benefici su disagi premestruali, mestruo e menopausa, mostra anche effetti antinfiammatori, utili nella flogosi articolare e aiuta a prevenire il processo di invecchiamento cerebrale, funzione molto utile a qualsiasi età adulta. Recentemente la diosgenina è stata studiata anche in relazione al rischio di osteoporosi. Le indagini hanno fornito risultati più che incoraggianti: sembra sia in grado di rallentare la perdita di tessuto osseo, causato dalla menopausa. Ciò sicuramente apre la strada a studi ulteriori e ci dà ancora più fiducia sui benefici del suo utilizzo.
Utile in caso di: dolori post parto, dismenorrea, squilibri ormonali, ipoglicemia, crampi mestruali, tensione nervosa, disturbi della menopausa
Di origine messicana, l’Igname è una pianta che cresce soprattutto nelle regione rocciose e desertiche, utilizzata sin dai tempi degli Atzechi per trattare molti disturbi femminili, dalla sindrome premestruale alla sintomatologia della menopausa, oltre che come analgesico in generale. Esistono molte varietà di igname, che possono differire a seconda della regione in cui vengono coltivate. Sono piante erbacee perenni, alte fino a cinque metri, con radici o rizomi a forma di tubero. I loro fusti si attorcigliano, le sue foglie ricordano i cuoricini che da piccoli disegnavamo: (effettivamente è la pianta che, più di tutte, ha a “cuore” la salute della donna). I fiori, piccoli e giallo- verdastri sono poco appariscenti, Il frutto è una capsula.
“Dioscorea” deriva dal nome di Pedanio Dioscoride, celebre medico greco del 1° sec. d. C., autore fra l’altro di un ampio trattato di farmacologia; “villosa” da “víllus” pelo, in quanto il fusto è ricoperto da lanugine. Il termine “igname” deriverebbe dal portoghese “inhame” o dallo spagnolo “ñame”, entrambi derivati a loro volta dalla parola “wolof nyam”, che significa “assaggiare”. In alcune lingue africane può anche assumere il significato di “mangiare”. Infatti la sua radice, che può pesare diversi chili,rappresenta un ingrediente dell’alimentazione africana, caraibica e brasiliana. Come la patata, viene cucinata in modi diversi: bollita, fritta, ridotta in purea o gratinata. In Nigeria lo “yam” viene essiccato e ridotto in polvere, impiegata per preparare zuppe e budini, mentre una varietà di igname nelle Filippine è alla base della preparazione di un dolce locale, chiamato “halo-halo”. In Giappone, invece, viene consumato crudo e grattugiato.
Presso la tribù africana Agri-Bona, si celebra annualmente la “festa dell’Igname”. E’ detta “Abullu” e prevede la partecipazione collettiva di tutto il villaggio. All’imbrunire, la popolazione si riunisce davanti all’abitazione del capo, ognuno con il suo tronchetto di igname sulle spalle. Poi la gente entra nella corte del sovrano, una persona alla volta: un inchino profondo ai suoi piedi e l’offerta dell’igname in dono con le parole: “Ecco il tuo ceppo”. E’ questo il segno della loro “obbedienza annuale”, il gesto traduce la loro sottomissione al capo e nello stesso tempo ne riconosce l’autorità. Alcuni tronchi poi sono usati per la preparazione del cibo, altri sono accesi nella serata stessa e arderanno tutta la notte. Nei giorni precedenti i componenti della tribù hanno provveduto ad una “pulizia” della loro anima e delle loro abitazioni, eliminando i rancori, le inimicizie e lucidando gli utensili da cucina, casseruole, mortai, ecc., ripassando i muri delle abitazioni con terra rossa, ridipingendo i focolari, i mortai, i pestelli, lavati e ornati con disegni. E’ la festa del “rinnovamento” in cui bisogna togliere la sporcizia accumulata in persone e cose. Tutti sono vestiti a festa, non soltanto gli uomini, ma anche gli strumenti della vita quotidiana.
Gli ignami nel corso della cerimonia si espongono, accatastati in ordine particolare e dipinti; in questa occasione vengono eseguite danze e canti in onore degli antenati, questi ultimi con melodia obbligata, mentre le parole vengono improvvisate volta per volta, spesso sottolineando il legame tra la morte e la fertilità agraria.
In fitoterapia si usa la radice vecchia di almeno quattro o cinque anni, contenente amidi, saponine, potassio, vitamina B6 e vitamina C. Apporta al nostro organismo circa 110 calorie ogni 100 grammi. Contiene buoni livelli di manganese, di tiamina e di fibre vegetali. Presenta un basso contenuto di grassi e di sodio. Rispetto alle patate, in generale ha un indice glicemico più basso. Intorno agli anni ’40 si scoprì che nella sua radice sono contenute sostanze con struttura straordinariamente simile a quella del progesterone. Una di queste in particolare, estratta dal rizoma di alcune varietà dell’igname, è una saponina, la diosgenina, sostanza da allora usata come molecola di partenza per la sintesi di numerosi ormoni Per questo è divenuta particolarmente famosa. Infatti, forniva materia prima a basso costo, rispetto agli ormoni di derivazione animale. La sua somiglianza con la struttura del progesterone è veramente incredibile: c’è chi sostiene che il nostro corpo non sia in grado di utilizzarla e che quindi sia pressoché inutile. Altri, invece, sono convinti che riesca ad agire in qualche modo, mimando l’azione del progesterone sui suoi recettori, un po’ come fanno gli isoflavoni con gli estrogeni.
Non si sa ancora bene quale sia il suo comportamento all’interno del nostro organismo, però funziona, secondo l’esperienza tramandata ai tempi degli Atzechi ma soprattutto secondo quanto riferiscono le numerose donne che utilizzano la radice di dioscorea villosa per alleviare i loro disturbi. Le dosi e le modalità di assunzione dipenderanno dal nostro corpo, dalla nostra risposta individuale. La radice di questa pianta mostra anche effetti antinfiammatori, utili nella flogosi articolare e aiuta a prevenire il processo di invecchiamento cerebrale, funzione molto utile a qualsiasi età adulta. Recentemente la diosgenina è stata studiata anche in relazione al rischio di osteoporosi. Le indagini hanno fornito risultati più che incoraggianti: sembra sia in grado di rallentare la perdita di tessuto osseo, causato dalla menopausa. Ciò sicuramente apre la strada a studi ulteriori e ci dà ancora più fiducia sui benefici del suo utilizzo.
DOSI CONSIGLIATE:
1 cucchiaino di polvere per una tazza d’acqua (circa 250/300 ml), in decotto per 2 minuti o in infusione per 10 minuti,
da 1 a 2 tazze al giorno
DIOSCOREA BATATAS disponibile qui
Quanto riportato, è tratto da materiale di libera consultazione sul Web. Il Laboratorio d’Erbe Sauro non è responsabile della diffusione di informazioni che si rivelassero non rispondenti a verità o dell’uso improprio dei prodotti menzionati. Pertanto, la letteratura di cui sopra è da intendersi come approfondimento culturale: non sostituisce la diagnosi del medico, che si consiglia di consultare sempre, prima dell’assunzione di qualunque rimedio, soprattutto in presenza di patologie o disturbi contro i quali si stiano assumendo altri farmaci.